Esposizioni recenti:
2007/2008
“Vaghe stille dell'Orsa” 2007 - personale - Spazioespanso - Roma
“Abiti da mito” 2008 - collettiva - a cura dell'Università di Foggia (Facoltà di lettere), Università di Valencia e Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa - Palazzo della Provincia - Foggia


GENORCIANA
                                                                
La firma “Norcia” è da qualche tempo un brand of art che incide le creazioni di una Trinità di Artefici attivi in assoluta autonomia nonostante un laccio di sangue li fonda.
Se dal padre Domenico al figlio Marcello una schietta demiurgia creativa modella forme che sigillano sculture e “oggetti” di alto pregio, lo spirito femminino della Trinità, Antonella, ha proseguito l’autorità inventiva  anche nella fattura di quadri.
I torsi e la testa presentati a questa esposizione, che giuoca a fare una “verosimile” rassegna delle mise del mito greco, sono in effetti il frutto del sodalizio tra Antonella e Marcello Norcia e sono un’offerta creativotiva a figure di una grecità non proprio integralmente olimpica ma lambita appena un po’ da un flutto infero, ctonio.
Parliamo infatti di omaggi a personaggi come Medea, Pentesilea, Elena, figure scomposte dall’euforica trafittura di un tormento: Elena adorato modello aristocratico di monda venustà che chiama se stessa “cagna funesta, spregevole”; Medea, vittima di un mediocre fedifrago, lacerata tra sentimento materno sacrificato e orgoglio sfregiato di amante tradita; Pentesilea straziata tra donnesca tendresse d’amante e cannibalesca ivresse d’amantide. L’ardente tragicità di queste figure suggerisce quindi al binomio complementare Norcia&Norcia l’uso di materia biforcuta, allegorica della collisione tra opposte virtù.
Infatti ne “La sposa di Menelao” un’esfoliazione di noce mazzonica viene delicatamente tornita a torso nudo muliebre, come un simulacro di corpetto ligneo, torrido emblema di soave impostura femminile solo magicamente naturale e pressoché indossabile, magari in un improbabile cerimoniale seduttivo trasognato da un surrealista fantasticato dalla bella farfalla addormentata nel bosco.
La testa in acciaio e peralluman modella l’astratta vaga consapevolezza di tanta ellenica venustà che svolge come un’evocazione bellica nella stilizzazione di un rilievo mediano di cimiero prolungato nella linea distratta e leziosa del più classico naso greco, effigie di bellezza antica.
Nella sculta capoccia di Pentesilea la barbarica pulsione dilaniatrice sembra quasi farle perdere la faccia che si sfigura in chiare linee di disfacimento, incise da impulsi androfagi di amantide innamorata nell’incrocio drammatico tra noce palissandro e peralluman che scompongono il tondo cranico in un’afflitta grazia paulkleeiana.
Lo strabismo di questo volto barbarico, marcato dall’uso difforme per un occhio di un vetro colorato verde e per l’altro di una lega di metallo smaltata, rimarca, nello sguardo ferino e atonale che ne risulta in questa testa ctonia, come una risonanza tragica di quella castrazione mammellare, battesimo di ogni vera amazzone.
Della stessa demiurgia indagatrice, attiva tragicamente nelle modalità di composizione delle altre due sculture, Medea e Captatio, non v’ ha dubbio alcuno su cui si possa far sprone.
E la medesima elaborata sintesi lirica, nel senso che i tratti, le linee, i profili, le curvature, gli intervalli ad un certo punto mollano la visione suggestiva per tendere al gioco compositivo interno, anche a partire dall’accordo dei materiali vagliati, persiste anche nelle ultime teste che nel loro morbido geometrismo melodico continuano ad avere designazioni evocative sempre di sonorità arcaiche greche: Theia, Thàuma, Mélaina, La Signora di Efeso
Nicola Gentile


Arte prêt-à-porter: se il bello é utile
La riscoperta di materiali estinti. Il piombo puó valere oro
di Flavia Palomba


Quando il talento si sposa con la passione il risultato non puó che essere un capolavoro. Lo sanno bene Antonella e Marcello Norcia (in foto), architetti di origine foggiana che esportano l´eccellenza in tutta Italia. Una carriera profetizzata sin dall´infanzia, i fratelli Norcia infatti sono figli d´arte, il padre Mimmo é un rinomato scultore. Dopo aver conseguito il titolo accademico presso il prestigioso politecnico di Torino si trasferiscono nella Capitale dove riescono ad ampliare i propri orizzonti venendo in contatto con personalità di spicco del mondo del design.

'L´arte non puó essere fine a se stessa' ci fa notare Marcello' é necessario che la creatività abbia ricadute funzionali', cosicchè qualche mese fa nasce l´idea di progettare Lisca, un appellativo ironico e leggero per indicare un tavolo che é un´opera architettonica, la realizzazione é stata possibile anche grazie all´ausilio di professioniste come Olimpia Orsini ed Antonella Taravacci.

Già molto apprezzata dagli addetti ai lavori la realizzazione sarà presentata il 14 aprile a Milano. La forma della neonata creatura ricorda per l´appunto la lisca di un pesce: 'abbiamo volutamente scelto un simbolo molto antico, ed assai caro al mondo della cristianità ' spiega Antonella 'siamo alla continua ricerca dell´archetipo primigenio da fondere con la modernità' una commistione di epoche azzardata ed affascinante. I materiali utilizzati sono molto antichi, il supporto ligneo, infatti, é ottenuto dalla Schinopsis Balansae, un legno secolare e durissimo ricavato dallo smantellamento delle sedute dello stadio della squadra di calcio dell´Estudiantes de la Plata in Argentina. La superficie é ricoperta di piombo, un metallo altamente riciclabile. 'La vera sfida dell´artista contemporaneo sta nell´utlizzo di materiali che non violentino l´ambiente' suggeriscono i due fratelli.

'Mai datare gli oggetti, si rischierebbe di caducarli nel giro di qualche stagione' ci tiene a sottolineare Marcello 'dobbiamo mirare alla creazione di articoli che non stanchino mai'.
Un´idea suggestiva quella di riportare a nuova vita materiali antichi ed introvabili, di valore superiore a quello dei metalli preziosi.

Ma come coniugare un design quasi di elité con le possibilità economiche dell´uomo medio?

'Abbiamo pensato anche a questo' interviene provvidenzialmente il nostro interlocutore 'Lisca sarà prodotta anche in dimensioni inferiori con materiali antichi e meno nobili.





Il personaggio/ Marcello Norcia: artista emergente
Ricerca e sperimentazione per forme sobrie e sincere. L´arte come dimensione della catarsi e della gratificazione personale e collettiva
di Grazia Vetritto

Si dice che l´arte sia una dimensione parallela della realtà con cui si esprime colui che é incapace di sopportare la banalità della vita quotidiana. Una sorta di intermundia platonico in cui l´artista dà sfogo alla sua indole creativa, troppo spesso imbrigliata da convenzioni e canoni sociali. Parlare con un artista allora puó destare sconcerto e meraviglia allo stesso tempo per il suo modo di vedere ed interpretare le cose.

Nato in una famiglia in cui l´arte rappresenta una delle primarie ragioni di vita, Marcello Norcia (in foto nel suo studio) é un emergente talento foggiano del settore. Con piú di 20 anni di attività alle spalle, vanta oggi una brillante carriera iniziata nel laboratorio del padre, Domenico, alla sola età di 8 anni. 'Ho sempre respirato aria di creatività in famiglia.´-dice- 'Credo che questo sia stato determinante per lo sviluppo della mia vocazione artistica´.

Frequenta l´Istituto d´Arte a Foggia e poi il Politecnico di Torino, dove consegue la laurea in Architettura. Debutta nel lavoro orientandosi principalmente al restauro di beni mobili, per i quali é accreditato presso la Soprintendenza ai Beni Artistici ed Architettonici di Bari, nella categoria OS2. Ha eseguito lavori anche per grosse committenze pubbliche, come l´IRI, la Banca d´Italia, la Telecom.

L´attività che piú lo gratifica é la scultura, cui si dedica da sempre, insieme al padre, che considera maestro e guida indispensabile. Ricerca e sperimentazione caratterizzano il suo modo di fare arte, dando vita cosí ad un tipo di scultura policroma del tutto innovativa anche per la sobrietà delle forme. Definisce la sua arte un´arte di sintesi che non inganni chi la osserva. 'L´arte é il luogo della catarsi e non dell´illusione. Suo compito principale é la gratificazione, personale e collettiva´. Una visione questa molto schopenhaueriana dell´arte
HOMEPAGE